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Crisi del “real estate” e Torino #bellissima: proprio ora che a Regio Parco i loft andavano via come le “biove”!

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🚨🚨🚨

☣️ Allarme rischio “biologico” da eccesso di mattone ☣️

La pacchia non poteva durare.

C’è tra gli analisti chi sostiene che non ci si debba preoccupare e chi invece prevede un’escalation di cacca dal cielo.

In attesa di sapere se questa sarà  l’ennesima crisi ricorrente del capitalismo (ricordate il  “bel momento” dei subprime culminato nel 2008 con i fallimenti a catena delle banche d’affari?), oppure se si tratterà di una correzione in corso d’opera nell’ambito del real estate d’Oriente, godiamoci questo settembre di deliri novax, riposizionamenti di Salvini ed ennesima riscoperta delle periferie da includere, ma solo per il tempo che ci separa dalle elezioni amministrative.

Il capitalismo, al netto delle asettiche curve di borsa che ne rappresentano flussi e dinamiche, ha una natura umana: è una creatura tutta nostra. Tuttavia è come quel figlio ingrato che, dopo una vita passata a essere viziato e coccolato, ti si rivolta contro perché vuole tutto, ma proprio tutto per sé.

Il capitalismo è il CEO di Pfizer che fa “internal dealing”, ma è pure l’AD di Thyssen che non fa ricaricare gli estintori perché tanto la filiale italiana è in via di dismissione e allora a che serve? Capitalismo è un fantamiliardario della vendita on line che guadagna 321 milioni di $ in un giorno, ma è anche chi prende dallo Stato 6 miliardi di € sulla parola (e che parola!) e un minuto dopo vende baracca e burattini.

La sinistra italiana, ammesso che questa parola definisca ancora una categoria del pensiero politico ed economico, ha la necessità di comprendere che forse siamo andati un po’ oltre nell’assecondare la capricciosissima creatura e che è fondamentale riprenderne il modello educativo al fine di apportarvi modifiche sostanziali. Tale percorso, mi si permetta l’osservazione, andrebbe fatto superando la retorica da apericena musicali tra élites, perché altrimenti non si va oltre un po’ di redistribuzione giusto per lucidarsi coscienza borghese e distintivo delle “competenze” in un sol colpo.

ll principio che guida la politica di progresso sociale dovrebbe diventare meno eccesso e più accessibilità, meno autoreferenzialità e più condivisione, meno spocchia e più ascolto, così da far ritrovare alla sinistra il proprio popolo, che non sono solo i Cipputi, tanto quelli ci pensano gli altoforni a decimarli, ma anche e soprattutto le partite Iva, il ceto medio impiegatizio e la piccola/media imprenditoria che lavora nella propria azienda iniettando capitali, capacità e innovazione invece di spremere solo profitti, come fanno i colleghi delle grandi dinastie farlocche.

L’ alternativa è cio’ che dimostra la storia degli ultimi trent’anni: avere assorbito le logiche del liberismo per mere ragioni di  consenso (che in politica equivale al profitto), ha portato i partiti di sinistra a smarrire la propria ragione d’essere, a confondersi sempre di più con la destra liberale fino a diventare di fatto sovrapponibili ad essa.

Così è accaduto ad esempio alla Sanità pubblica che, in totale spregio dell’articolo 32 della Costituzione, è stata distrutta e vilipesa in favore di una logica di profitto che è fortemente responsabile del disastro nazionale generale, soprattutto in tempi di pandemia. O al comparto dell’Istruzione, sempre più in difficoltà con un assetto istituzionale che, attuando quel decentramento e pluralismo educativo che le politiche neoliberali perseguono da anni, prevede il passaggio da un assetto scolastico di tipo statale ed unitario, quello disegnato ancora una volta dalla Costituzione, ad uno territorializzato e basato su un ibrido tra pubblico (sempre meno) e privato (sempre più).

Che il “meno peggio sia causa del peggio” lo scriveva già Gramsci in tempi neanche troppo lontani. E credo che tutti coloro che hanno studiato un po’ di storia  sappiano di che tempi stiamo parlando. Non sarà pertanto il voto utile a Torino a migliorare “ipso facto” il risultato della competizione elettorale. Ridurre tutto a “Lo Russo vincente per non ritrovarsi Marrone o Ricca al welfare” significa limitare l’azione politica al solo momento elettorale. È dire “incominciamo a vincere, poi si vedrà”. Invece la vera politica  si dovrebbe fare tutti i giorni prima di tutto nei quartieri, a partire da associazioni, bocciofile e circoli.  Sicuramente sbaglierò, ma non avendo tessere ed appartenenze politiche da difendere ad ogni costo, mi pare che allo stato attuale l’agire del più grande partito della sinistra di governo non potrebbe essere più lontano da quell’elettorato che è stato abbandonato nella lotta alle disuguaglianze sociali ed economiche.

Appiattirsi sulla logica del fermare le destre e del presunto meno peggio significa in realtà continuare a mantenere lo status quo. Se vincerà la destra, e non solo a Torino, ci sarà da lottare . Se vincerà una certa idea di sinistra, pure.

A forza di «voto utile a fermare la destra», ovunque si guardi c’è la destra. Vien da domandarsi se ci sia vita oltre la cornice.

In direzione ostinata e contraria.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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