Ora voglio proprio vedere Le Pen o la neonazi crucca Weidel prendere orgogliosamente e decisamente le distanze dall’atlantismo bellicista! L’impressione è che se le due (te)nere creature vorranno salire sulla giostra europea, dovranno dare dimostrazione di aver letto e compreso il manuale di istruzioni dell’Europa a trazione Stoltenberg. A meno che, a novembre, Trump sfanculi quel vecchio scorreggione di Biden regalando agli americani quattro anni di splendido isolazionismo. Per il momento i sondaggi relativi ai due candidati danno “Deranged Donald” in vantaggio sulle flatulenze di “Sleepy Joe” (fonte FinScience).
Lo dico e lo ripeto a beneficio di quell’italiota scoglionato su due che è rimasto a pennicare sul divano e a quelli che hanno gattonato fino al seggio pur di mandare in Europa il generalissimo Fascio Decimo Vannaccio: la destra a destra di Ursula von Sturmtruppen, laddove si ritrovasse a comandare, o attuerá le stesse politiche dei popolari appoggiati fino a ieri da liberali e socialdemocratici oppure si dovrà accontentare di sparare le solite cagate sovraniste nei rispettivi paesi, ma l’Europa niente, sarà verboten!
C’è poco da girarci intorno: l’esito di queste elezioni è sconfortante sia per il quadro politico che emerge sia per gli scenari che si prospettano. Ricapitolando, finora gli orchestrali di Bruxelles hanno suonato sempre la stessa hit: contenimento senza fine della spesa pubblica per sanità, scuola e trasporti; politiche iperliberiste che includono la svendita di ciò che resta degli asset pubblici ai fondi d’investimento, soprattutto yankee; invio di armi (e uomini, come vagheggiava il bimbominkia Macron) per combattere la Russia.
Quel che ci consegna il risultato elettorale è la tenuta numerica della coalizione Ursula. Se da un lato questo fattore ridimensiona le ambizioni dei Conservatori Europei capeggiati da Meloni, dall’altro pone una pedina sullo scacchiere europeo che potrebbe portare a nuove alleanze. L’attuale maggioranza (Partito Popolare Europeo + Partito Socialista Europeo + Renew Europe/liberali) può governare senza dover ricorrere ad altre formazioni, ma questo non vuol dire che von der Leyen sarà automaticamente indicata come Presidente della Commissione. Ha giocato una partita mirata all’allargamento a destra della maggioranza e non l’ha vinta. Altri nomi ( il solito SuperMario Draghi, Roberta Metsola, o qualche altro asso del mazzo neoliberale) potrebbero avere la meglio. I tempi delle trattative saranno comunque lunghi, perché il nuovo Parlamento Europeo non si insedia subito. E comunque per quello che concerne Giorgia, l’eroina de noantri, pur essendo teoricamente esclusa dalla nuova maggioranza, avrà il suo peso nel Consiglio Europeo, cioè l’organismo in cui sono i capi di governo a partecipare, decidere e che conta più dei tanti babbei che popolano il Parlamento.
Mai come oggi il risultato elettorale non basta a fare luce piena sul quadro politico reale. I tassi spaventosi di astensionismo in tutto il continente ci restituiscono un’Europa in crisi di legittimazione e di democrazia. E resta forte l’impressione che le urne abbiano dato voce ai venti dell’ultradestra, ma che non abbiano detto granché sui venti di guerra. Rimosso o evitato dalla campagna elettorale il capitolo ucraino della WWIII per procura, resta il fatto che l’avanzata della marea nera è accompagnata da uno stato d’animo che va dal tiepido al contrario alla partecipazione attiva alla guerra per procura: l’esatto opposto di quello che avverrebbe con la riconferma di Stranamore Stoltenberg alla guida della Nato. E a maggior ragione con la vittoria di Trump.
Non so se lo sperare nella vittoria del Berlusconi d’America abbia più del tragico o del ridicolo. A novembre sapremo.
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