Attraverso il Forum Disuguaglianze e Diversità arriva questo importante rapporto dell’ICSE, intitolato The great shift.
“Il Rapporto, già dal titolo, mette bene in chiaro la necessità di una grande rottura, appunto di un “great shift”. La sinistra non può più limitarsi a chiedere, come spesso ha fatto nei decenni passati, di rafforzare l’investimento sui singoli, affinché possano al meglio partecipare al gioco di mercato e, con esso, alla crescita, aiutando chi resta indietro, come se globalizzazione e cambiamento tecnologico fossero dati naturali, non ci fosse alternativa e solo aggiustamenti al margine fossero possibili. […] Occorre modificare radicalmente la prospettiva e occorre farlo subito. Non abbiamo più tempo per procrastinare: ce lo dice la morale e ce lo dicono ragioni di necessità. Il rischio di derive autoritarie, da un lato, e della distruzione del pianeta, dall’altro, è di fronte a noi. È responsabilità di tutti agire da subito”.
Sul piano della visione, l’obiettivo della crescita, ancorché qualificato, va abbandonato e rimpiazzato dallo “star bene sostenibile”. La crescita non è più in grado di assicurare benessere per tutti noi e per le generazioni future.
Lo “star bene sostenibile” richiede il passaggio a quella che è stata definita l’”economia della ciambella”, un’economia che colloca l’attività economica e sociale all’interno di un intervallo il cui limite superiore è costituito dai vincoli ambientali e quello inferiore dal livello di risorse, diritti e capacità necessario a assicurare una vita decente – o quella che è stata anche definita l’economia fondamentale. L’economia della ciambella si fonda sul riconoscimento dei limiti, ma ciò non significa in alcun modo muovere verso un mondo di divieti e di restrizioni. Al contrario, quel riconoscimento è l’unica via per sviluppare condizioni di star bene e, con esse, progresso socio-ambientale.
Importante è ridefinire gli obiettivi: limitarsi al piano individuale, rafforzando, da un lato, la capacità dei singoli di partecipare al gioco di mercato e, dall’altro, aiutando chi resta indietro è largamente insufficiente.
Emblematico è l’approccio alla resilienza, che cambia radicalmente rispetto a quanto descritto su questo blog in “Resilienza: la parola d’ordine della società neoliberale”. La resilienza, lungi dall’essere un attributo individuale da usare per proteggersi nel gioco spietato del mercato, richiede una organizzazione della società coerente: in primis, imprese socialmente responsabili (verso l’ambiente, i lavoratori e il complesso degli stakeholder), uno stato del benessere come stato socio-ecologico; uguaglianza territoriale, grazie a politiche attente ai luoghi.
Elena Granaglia su Etica e Economia ripercorre la visione e le proposte di #TheGreatShift, “elaborato dall’Independent Commission for Sustainable Equality (ICSE) insieme alla Progressive Society, una struttura, nata nel 2018 e incaricata di sostenere, sotto il profilo analitico e propositivo, il lavoro degli eurodeputati socialisti e progressisti”.