Eβ arduo affrontare questo tema per la sua complessitΓ anche senza spingersi fino a fare previsioni, anche volendo solo tratteggiare lo stato dellβarte, i mille aspetti che riguardano il modello democratico, come Γ¨ stato in passato e quello che sta diventando, sotto lβazione dei cambiamenti della societΓ dei nostri tempi. Tentiamo allora di mettere a fuoco alcuni aspetti che ci sembrano interessanti rispetto al presente, ben sapendo che sono solo una parte, e poi chi lo ritiene opportuno puΓ² tentare di riunire questi elementi, come i puntini dei disegni che ci facevano fare da bambini, scoprendo relazioni e associazioni, per individuare una forma che rappresenti globalmente la possibile forma della nuova democrazia.
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π πππππ (Laura Pigozzi βTroppa famiglia fa maleβ): un primo elemento di pericolo della democrazia Γ¨ costituito quando il popolo diventa massa. Lβideologia della massa si diffonde grazie a un gadget formidabile: il regalo di unβidentitΓ a chi Γ¨ privo di uno statuto personale consistente. In cambio chiede la cancellazione delle distinzioni tra i soggetti e delle loro singole variabilitΓ : massa e identitΓ sono sinonimi. NellβidentitΓ tutti collassano su pochi punti comuni, mentre le zone piΓΉ proprie del soggetto sono scarti, resti ininfluenti. I totalitarismi fanno leva sul bisogno di essere illusi da messaggi semplice ripetitivi volti a rafforzare una identitΓ che Γ¨ schema comune, annulla lβindividuo. Il linguaggio dei totalitarismi asseconda le pulsioni e il senso di appartenenza. La suggestione Γ¨ lβarma del tiranno sulla massa: essa agisce contro ogni interesse individuale del suggestionato e delle convinzioni del gruppo a cui appartiene.
La disobbedienza civile Γ¨ la riattivazione del contratto sociale istituito tra gli uomini, quando esso si sta smarrendo. Se la democrazia diretta Γ¨ tipica del narcisismo infantile dellβIo, quella rappresentativa riconosce il funzionamento dellβAlteritΓ che ne argina le pretese antisociali (difficilmente lβIo da solo Γ¨ democratico). La rappresentativitΓ Γ¨ un principio strutturante che mette un freno al pensiero di pancia, allβimmediatezza bestiale, alla miseria culturale di un popolo. La disintermediazione Γ¨ lβanticamera della barbarie. Democrazia significa tollerare di essere rappresentati, Γ¨ accettare di perdere qualcosa, Γ¨ abbandonare la logica del tutto. Il partecipare sempre, lβessere ogni volta presenti non Γ¨ democrazia, Γ¨ paranoia, Γ¨ non accettare alcuna delega. E chi Γ¨ che non accetta di delegare? Il dittatore.
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ππ πππππππππ (di Alberto Mario Banti): Dilagano le disuguaglianze, la nostra vita Γ¨ sempre piΓΉ precaria, lβascensore sociale si Γ¨ rotto. Eppure, invece di indignarci e lottare, passiamo il tempo a mettere like su Facebook e a seguire lβinfluencer piΓΉ in voga. Le politiche neoliberiste degli ultimi decenni hanno arricchito una minoranza, approfondendo le disuguaglianze e riducendo la mobilitΓ sociale. Eppure a questo stato di cose non corrisponde una reazione di massa, come se le persone fossero impoverite non solo materialmente e fossero incapaci di immaginare un altro scenario. E in effetti, sul piano politico nessuno mette sufficientemente in discussione la logica del βlibero mercatoβ, che viene considerata una legge di natura. La destra sovranista β con Salvini e Meloni β ha aggiornato la retorica nazionalista ottocentesca indicando negli immigrati e nellβEuropa i nuovi capri espiatori. La sinistra ha passivamente seguito, illudendosi di poter dare una versione βprogressistaβ del patriottismo. Entrambe le parti politiche, in Italia come in tutto lβOccidente, si trovano perfettamente unite nellβaccettare il βculto neoliberistaβ della performance e della vita come competizione per il successo individuale. Questa narrazione ha trovato una potente linfa a suo sostegno in una cultura di massa β sapientemente alimentata dalle grandi corporation dellβintrattenimento β che ha eliminato ogni aspetto tragico della realtΓ , portando il pubblico a credere a una dimensione inverosimile e infantile in cui il bene trionfa sempre e il male viene punito. Una continua produzione di favole che incantano e alla fine inducono ad accettare passivamente ogni iniquitΓ e ogni sfruttamento. In una Β«democrazia di followersΒ» dominano Β«opinioni pubbliche fragili, incapaci di formulare autonomamente un pensiero critico; incapaci di riconoscere cause ed effetti nel disastro sociale prodotto dal neoliberismo; indotte a recitare bovinamente il mantra βThere Is No AlternativeβΒ». La libro di Banti un grido di allarme rispetto alla crescente perdita di capacitΓ di reazione collettiva.
π·ππππ ππππππ πππππ (Nadia Urbinati): Nel suo libro Nadia Urbinati esplora il cuore del meccanismo democratico: la scossa conflittuale tra i βpochiβ e i βmoltiβ, le Γ©lites e il popolo. Con il nuovo secolo e la fine dei partiti ideologici che organizzavano la partecipazione e traducevano le emozioni in linguaggio politico, i conflitti hanno cambiato di pelle e di senso. Sono diventati unβaltra cosa β una βcosaβ difficile da denotare, che in effetti non ha un nome e comunque non viene designata (o lo viene molto raramente) con il termine βconflittoβ. La questione davvero cruciale di questo nuovo conflitto, scrive Urbinati, non va tuttavia cercata nella consueta contrapposizione dei βmoltiβ di queste piazze contro i βpochiβ, intesi sia come lβoligarchia dei ricchi e dei potenti che come lβestablishment rappresentato dai leader di partito. Al contrario, Β«la contrapposizione oggi piΓΉ radicale Γ¨ quella dei βpochiβ contro βi moltiβ, anche se questo aspetto non si manifesta con la stessa dirompente chiarezza, perchΓ© lβazione contrastante dei βpochiβ opera generalmente in maniera indiretta e sottotracciaΒ». In un rovesciamento della contrapposizione delle piazze contro i palazzi del potere, Urbinati mette a fuoco lβaltra battaglia, la piΓΉ persistente e fatale delle lotte, che tematizza il divorzio cruciale del nostro tempo, nonchΓ© la minaccia piΓΉ attuale allβambizione democratica. In questa graduale frattura tra due popoli allβinterno dello stesso demos β allβinterno della sovranitΓ nazionale β si consolida infatti la scissione tra Γ©lite e popolo, che si ergono lβun contro lβaltro armato in una democrazia post-partitica dal sapore repubblicano. Il fossato sempre piΓΉ profondo tra βdentroβ e βfuoriβ le istituzioni non Γ¨ infatti solo politico, ma β come nelle repubbliche del passato, imperniate sulla divisione radicale tra patrizi e plebei β Γ¨ anche culturale e sociale, estetico e geografico: una realtΓ che sta al di fuori della democrazia. Il XXI secolo Γ¨ punteggiato da una serie ininterrotta di manifestazioni popolari che hanno portato in piazza un diffuso scontento: le primavere arabe, Occupy Wall Street, gli indignados, i Vaffa Days, i gilet gialli, le manifestazioni sul clima, le rivolte in Cile, a Hong Kong, in Libano. Quello a cui assistiamo Γ¨ un conflitto nuovo rispetto a quello rappresentato e organizzato da partiti e sindacati: Γ¨ contrapposizione tra pochi e molti, tra chi detiene il potere e chi sente di non contare nulla. La frattura sociale profonda che questi antagonismi evidenziano mette in crisi lβidea stessa di democrazia e la espone al rischio di pulsioni autoritarie. Ma questo non Γ¨ un esito scontato: come scriveva Machiavelli, il conflitto tra pochi e molti puΓ² essere anche un lievito di libertΓ , se il nuovo ordine che ne puΓ² risultare riequilibra il potere nella societΓ .
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ππππ πΜπππππ: Alessandro Baricco, autore decisamente pop, ha dato un poβ di tempo fa lβavvio a un dibattito interessante sulla crisi delle Γ©lites. Secondo lo scrittore Γ¨ andato in pezzi il patto tra le Γ©lites e la gente, e adesso la gente ha una crisi di fiducia per cui deciso di fare da sola. βNon Γ¨ proprio un’insurrezione β sostiene – non ancora. Γ una sequenza implacabile di impuntature, di mosse improvvise, di apparenti deviazioni dal buon senso, se non dalla razionalitΓ . Ossessivamente, la gente continua a mandare – votando o scendendo in strada – un messaggio molto chiaro: vuole che si scriva nella Storia che le Γ©lites hanno fallito e se ne devono andare. Il patto prevede che la gente concede alle Γ©lites dei privilegi e perfino una sorta di sfumata impunitΓ , e le Γ©lites si prendono la responsabilitΓ di costruire e garantire un ambiente comune in cui sia meglio per tutti vivere; ma non ha funzionato.β
Lβidea di sviluppo e di progresso della classe dirigente non riesce a generare giustizia sociale, distribuisce la ricchezza in un modo delirante, distrugge lavoro piΓΉ di quanto riesca a generarne, lascia il centro del gioco a potenze economiche scarsamente controllabili, continua a essere fondata su un feroce controllo di intere zone deboli del pianeta e mette in serio pericolo la Terra, dimenticandosi che Γ¨ la casa di tutti, non la discarica di pochi. Le Γ©lites sono da tempo preda di un torpore profondo, una sorta di ipnosi da cui declinano un pensiero unico, allestendo raffinati teoremi i cui risultato Γ¨ sempre lo stesso, totemico: There Is No Alternative. Stanno arrestando la storia, e allevando degli eredi incapaci di pensare qualcosa di diverso dalle ossessioni dei padri. Una sola volta, negli ultimi cinquant’anni, le Γ©lites hanno generato un pensiero alternativo: Γ¨ stato quando le son sfuggiti alcuni contro-pensatori, piΓΉ che altro tecnici, dalla cui eresia Γ¨ poi nata l’insurrezione digitale. Dal loro torpore, le Γ©lites l’hanno registrata in ritardo, bollandola come una deriva commerciale di dubbio gusto e pensando di risolverla cosΓ¬. Era invece una rivoluzione che si proponeva di azzerare proprio loro, le Γ©lites novecentesche, e di sostituirle con una nuova Γ©lite, una nuova intelligenza, perfino una nuova moralitΓ . Nel tempo in cui questo accadeva, l’unico riflesso brillante delle Γ©lites Γ¨ stato usare la rivoluzione tecnologica per fare soldi: che vendessero le reliquie del Novecento o finanziassero start up, si sono messi a vendere i biglietti per assistere alla propria condanna a morte.
La gente dal canto suo incapace di futuro, recupera il passato. Si Γ¨ scelta leader che le offrono una vendetta quotidiana e una retromarcia al giorno: Γ¨ quello che sanno fare. Non riescono a immaginare un granchΓ©, si limitano a cercare di correggere l’esistente ereditato dalle Γ©lites. Spesso non riescono nemmeno tanto a farlo, per incompetenza, scarsa attitudine al governo, improvvisa scoperta dei propri limiti, obbiettiva tostaggine del nemico e vertiginosa complessitΓ del sistema.
Marianna Mazzucco, economista di fama internazionale, replica che mentre per Baricco la crisi che stiamo attraversando Γ¨ innanzitutto una crisi di fiducia delle masse nei confronti delle Γ©lite, le cose non stanno cosΓ¬. Non Γ¨ che la democrazia funziona quando le Γ©lites, pur proteggendo e incrementando i loro privilegi, riescono magnanimamente a dispensare una forma di convivenza accettabile per le masse. La democrazia ha creato societΓ meno inique quando gli “esclusi” hanno saputo rappresentarsi e strappare alle Γ©lite concessioni che hanno reso meno penosa e piΓΉ piena la vita di tutti (spesso anche delle Γ©lite stesse). Ma qui non c’Γ¨ niente di deterministico. Ci sono voluti sindacati, movimenti ecologisti, movimenti femministi. Le otto ore di lavoro, condizioni decenti in fabbrica, il sistema sanitario nazionale, il voto alle donne, anche qui si potrebbe andare avanti per pagine … non sono stati graziosamente concessi dalle Γ©lite. Dunque due visioni opposte a confronto.
Forse nel ricambio di ogni Γ©lite cβΓ¨ la via virtuosa di ogni democrazia, forse la chiave Γ¨ una societΓ consapevole, informata, che sa chiedere e sa esercitare il controllo su chi decide per tutti.