Site icon Ittica blog

Quando hai contro anche gli dei

https://www.corriere.it/cronache/21_novembre_02/cassazione-no-discriminazioni-contro-docenti-gay-scuole-cattoliche-6388bfee-3bfa-11ec-810f-3ba9878274ac.shtml

Qualcuno molto saputo mi ha detto che l’analisi si fa usando strumenti diversi e che il set di metodi di lettura e interpretazione deve essere il più ampio possibile. Caspita, è vero! Come ho fatto a non pensarci?

Qualcun altro mi ha fatto notare che “ancora oggi la nostra libreria di riferimento è occupata da una grande maggioranza di maschi bianchi cis-etero borghesi dell’800”. Ohibò, la mia lo è di sicuro, anche se di tutti loro mi ha sempre attratto maggiormente in chiave di lettura critica il  retaggio “borghese”, molto meno l’orientamento sessuale. Dunque ok, mi manca qualche pezzo del puzzle, domando perdono.

Norberto Bobbio, nella prima edizione del volume “Politica e cultura” datata 1955, scriveva queste parole: «se tutto il mondo fosse diviso, esattamente, in rossi e neri, mettendomi dalla parte dei neri sarei nemico dei rossi, mettendomi dalla parte dei rossi sarei nemico dei neri. Non potrei stare in alcun modo al di fuori degli uni e degli altri, perché – questa è l’ipotesi – essi occupano tutto il territorio. E, quando quell’ipotesi si avvera, il mestiere dell’intellettuale, che rifugge o dovrebbe rifuggire dalle alternative troppo nette, diventa difficile». Verissimo!

Peccato che, se partiamo da lontano, da Aristotele, Montesquieu, Vico, Weber, lo stesso Bobbio ed arriviamo a Bohrer, Davis e Crenshaw – ma potete aggiungere chi volete – ne venga fuori una narrazione fra intellettuali. Purtroppo su questo blog ci limitiamo ad essere lettori appassionati che di mestiere fanno altro, ma come AMA, Associazione Mare Aperto, ci piacerebbe tanto coinvolgere quelli bravi, empatici e capaci a raccontare/spiegare/trovare collegamenti.

Va da sé che, mentre aspettiamo l’arrivo dei nostri eroi, qualche riflessione dentro, ma soprattutto fuori, va fatta. Altrimenti il blog muore, l’Associazione pure, noi andiamo tutti a casa e il mondo continua a girare senza essersi minimamente accorto della nostra bolla “liberalsocialintersezionalista”.

Bene, la riflessione di oggi parte dall’articolo nel link: un istituto religioso, nel 2014, non  rinnovò il contratto di un’insegnante sospettata di avere una compagna e, per questo motivo, fu condannato in primo grado. L’istituto fece ricorso sostenendo, attraverso le parole della madre superiora  di aver scelto di bloccare il contratto per «tutelare l’ambiente scolastico». E aggiungendo: «Il problema esiste; la scuola cattolica ha una sua caratteristica e un insieme di aspetti educativi e orientativi: a noi sembra di doverla difendere a tutti i costi», In senso contrario alle parole della religiosa andò nel 2017 la sentenza di Corte d’Appello che stabilì come «la libertà religiosa non può essere invocata come pretesto per discriminare» . A distanza di altri quattro anni la Cassazione ha ribadito la sentenza d’appello. L’istituto l’ha pres* in saccoccia, l’insegnante, lesbica o no che fosse, è stata risarcita, ma il lavoro no, quello non è tornato. O almeno non lì.

Tutto bene dunque? Non proprio.

È fuor di dubbio che, se sono un’operaia (o un’insegnante), giovane, nera, omosessuale e magari pure di religione islamica, probabilmente sperimenterò diversi tipi di oppressione, in alcuni casi di eguale intensità, e la mia richiesta di riconoscimento di diritti avverrà molto probabilmente attraverso piattaforme politiche diverse, spesso in concorrenza se non in contrapposizione tra loro. Il problema risiede quindi, a mio modesto avviso di lettore senza titoli e medaglie da esibire, non tanto nel bias della sfiga non voluta quanto nel rischio di atomizzazione delle cause di sfruttamento/emarginazione che non fanno  attivare una collettività organizzata su un tema “principale”.

Paradossalmente, seguendo questo ragionamento,  fondamentalmente riconducibile al pensiero liberale ( e qui sta la critica dei marxisti), anche i #novaxnopassnobrain avrebbero diritto a sentirsi marginalizzati per il fatto che le loro rivendicazioni appaiano farlocche a noi pecoroni (così ci definiscono) non illuminati sulla via del gombloddismo, a riprova del fatto che ciascuno di noi è libero di leggere un po’ quel cazzo che gli pare per formarsi un’opinione.

Il marxismo, tuttavia, non si è mai posto dal punto di vista del singolo, ma ha sempre cercato di comprendere le dinamiche della società a partire da un soggetto collettivo, la classe dei subordinati. Inoltre non mi pare che i due borghesotti ottocenteschi (Marx ed Engels) partissero dal “collettivo” vs “individuo”. Al contrario, spingendosi un po’ oltre l’ortodossia, si può pensare di stare tutti insieme attorno ad un tavolo, ciascuno con la propria matitina da temperare all’inverosimile, fare l’analisi del capello con eterne esegesi, ricorrere alla filosofia della storia, ma ad un certo punto qualcosa che vada oltre elaboratissimi peti dell’intelletto si dovrà pur produrla. Sennò rischiamo solo di ammorbare la stanza.

Boh, io mi fermo qua per evidenti limiti culturali e “strutturali”. Spero di vedere al più presto sul blog e in AMA, portato da chi ha gli agganci giusti, qualcuno di quelli bravi la cui presenza  richiamavo all’inizio di questo pippone che, lo rivendico, è di stampo socialista.

Torno al mio lavoro.

*Immagine in evidenza: Giotto, San Francesco dona il mantello a un povero

 

 

 

Exit mobile version