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La sinistra “Oronzo Canà”

Forse la “veronica” di Schlein, subito ripresa dal Girasagre per perculare a sinistra, non è la risposta migliore al pragmatismo da osteria sciorinato dal governo.

Forse sarebbe il caso di sdoganare il concetto di conflitto – che non è il pecorizzarsi bipartisan della politica italiana di fronte alla guerra per procura degli USA – e tornare a parlare di lotta di classe.

Nelle società umane sono radicate  disuguaglianze di ogni tipo, principalmente in ambito economico. Gli appartenenti alle classi sociali più avvantaggiate utilizzano il privilegio per affermare ulteriormente la propria superiorità e supremazia. Anche quelli che si professano di sinistra.

Gli “arrivati” che dal pergolato di rose o dal loft ci illuminano su come sia giusto che essi stiano dove stanno perché il merito, la cultura e blablabla sono la rappresentazione di ciò che oggi è la sinistra che fa opposizione a Meloni&co.: un “rassemblement” patinato che parla in punta di metafora e che parafrasa sulla qualunque con supercazzole che il Mascetti scansati proprio.

A dirla proprio tutta, non so se ad ispirare costoro sia più l’incoscienza, l’inconsistenza o, molto più banalmente, il parlare di cose di cui non sanno un cazzo, pensando che discettare dei problemi altrui a mettere insieme il pranzo con la cena abbia la stessa valenza dell’abbinare un bianco barricato al tagliere di formaggi stagionati.

Le forze di questa maggioranza hanno idee su diritti ed emergenze del Paese che vanno dal ripristinare i vitalizi per gli ex senatori all’andare in giro con cinquemila euro in tasca. Quegli altri usano il Mes per fare opposizione a Meloni con pennellate di dadaismo puro. Pensare di opporsi da destra al governo più a destra della storia della repubblica significa non avere uno straccio di idea su come fare uscire il Paese dal pantano post ideologico  e affaristico che ne sta minando le fondamenta.

Presi tutti insieme dimostrano di aver perso ogni contatto con la realtà e di aggrapparsi ad essa con artigli rapaci solo quando si annusa aria di perdita di consenso.

In ogni caso, salvo ripensamenti in corso d’opera dei capataz europei nella direzione di un ennesimo governo tecnico (ipotesi peraltro fiutata dal cazzaro di Rignano), Ginevra Meloni sta già preparando il discorso di insediamento.

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