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Facciamoci manipolare, ma cerchiamo almeno mani per cui ne valga la pena.

Woman showing open hand taking or showing something. Isolated with clipping path.

La realtà del governo della destra sociale aka il governo della “mano tesa”:
✔️ abolizione del RdC
✔️ flat tax per le partite iva fino a 100mila €
✔️ reintroduzione dei contratti a tempo (fino a 36 mesi) senza causale
✔️ reintroduzione voucher
✔️ contrasto a ogni ipotesi di salario minimo e di crescita salariale (“ci vuole più flessibilità nel lavoro”)
✔️ taglio del cuneo fiscale
✔️ tagli alla Sanità Pubblica
✔️ tagli alla Scuola Pubblica
✔️ agenda Biden (più guerra per tutti)

Temi dell’opposizione aka sinistra rosa chemical:                                                                            ✔️ la maternità surrogata
✔️ le coppie arcobaleno
✔️ la difesa a oltranza di Fazio e Annunziata (che nessuno ha cacciato)
✔️ il saluto fascista alle parate (che figure di merda l’antifascismo di maniera!)                           ✔️agenda Biden (la votiamo, ma diciamo che non ci piace)

FdI, Lega e FI sono diversissime sotto molti punti di vista, ma se c’è una cosa a tenerle unite è il collante sociale generato dalla sintonia di interessi, principalmente economici, con il proprio elettorato. Questo crogiolo diviene solo in seguito casa comune politica e culturale.

Al contrario la sinistra non si sente di condividere nulla con chi percepisce il RdC o con chi campa da precario/sfruttato ed è incazzato come una biscia perché l’Irpef e altre simpatiche gabelle massacrano il già magro salario. No, questa sinistra è quella degli arrivati, dei garantiti e di quell’élite culturale che negli ultimi trent’anni ha egemonizzato l’editoria padronale, i talk show e gli apericena ai Parioli. È la stessa sinistra che si trincera dietro gli arabeschi lessicali sulla povertà (purché sia quella degli altri) per dissimulare un poco il disprezzo delle élite borghesi per chi non ce l’ha fatta.

Se oggi dovessi cercare la causa principale della sconfitta della sinistra, mi verrebbe spontaneo pensare che questa stia proprio nella mancanza di un “popolo” da difendere, altrimenti detto elettorato di riferimento.

Supponenza e incapacità sono le caratteristiche che da decenni accompagnano all’altare del consenso alcune tra le più detestabili facce da culo che si potessero “reclutare, cooptare, scegliere, premiare, blandire, incollare su poster e post-it consegnare alle teche televisive e al citofono radiofonico” (cit. Fulvio Abbate).

Peccato che questo andirivieni, degno della hall del Plaza, abbia portato all’autolegittimazione dei notabilati, al “correntismo senza limitismo” e alla perdita di vista delle basi della democrazia, prima fra tutte la ricerca del consenso diffuso.

Non sarà con le sliding doors di facciata, ma solo con un radicale processo di profonda trasformazione umana, anagrafica, culturale e sociale del corpo della sinistra, PD in testa, che si potrà pensare di recuperare il Paese dalle mani di quei fenomeni da baraccone che è ben vero che campano di slogan e furbizia, ma almeno non schifano chi li ha votati.

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