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È solo l’inizio

La rappresaglia è un atto che risponde alla logica del terrorizzare il nemico. Se poi si riesce ad uccidere il figlioletto del nemico, sarà un adulto vendicativo in meno da accoppare in futuro.

La rappresaglia è parte integrante della guerra ed è “normata” nientepopodimeno che dal diritto internazionale. La applica Israele, fottendosene bellamente della cornicetta legislativa, e lo stesso fa Hamas, i Francesi in Algeria, gli Americani in Vietnam, i nazifascisti in Italia, gli Inglesi con gli Scozzesi al tempo di William Wallace e così via di massacro in massacro.

Ogni guerra che si rispetti ha avuto la sua buona dose di ripicche e ritorsioni. È la legge del taglione moltiplicata per dieci, cento o millemila, non importa. Quello che succede, al netto dei pronunciamenti autorevoli di qualche consesso di legulei sulle condizioni di applicabilità, è che non si finisce mai di ammazzare.

In queste condizioni la faida o non si ferma più o finisce solo nel caso si verifichino due eventi: primo, i due contendenti sono entrambi esausti e decidono di fare una pausa. In questo caso si prende tempo per riorganizzarsi e poi si ricomincia; secondo, uno dei due soccombe interamente all’altro, avendo finito le possibilità di replicare: è l’annientamento.

In linea puramente teorica vi sarebbe una terza opzione per fermare l’orrore della rappresaglia. In un mondo appena appena decente qualunque conflitto tra due soggetti/tribù/Stati si risolverebbe con un arbitrato vincolante dotato di potere coercitivo. Trattasi in pratica di un secondo consesso di gente saputerrima, terribilmente austera e unanimemente riconosciuta come tale che, dopo avere ascoltato e valutato le ragioni degli interessati sceglie, tra i possibili compromessi, quello che arreca più vantaggi ad entrambe le parti e contemporaneamente meno svantaggi. E cazzo se lo fa rispettare!

Purtroppo non abitiamo un mondo decente. Neanche poco poco.

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